Badahi: “Vogliamo guardare in alto”

INTERVISTA – Autore di tre gol in altrettante gare, Marwan Badahi è uno dei protagonisti di questo inizio di stagione in Serie A2

La scorsa stagione è stato il terzo miglior marcatore della Futsal Cesena con 17 centri, che hanno contribuito a regalare ai colori bianconeri la prima, storica promozione in A2. Marwan Badahi ha ricominciato da dove aveva terminato, segnando tre reti in altrettante gare nel nuovo campionato che tutti i tifosi della Futsal Cesena stanno iniziando a conoscere.
«La scorsa stagione – esordisce il numero 9 – abbiamo regalato una grandissima gioia a tutti i nostri tifosi vincendo il campionato davanti a squadre molto attrezzate per la Serie B. Peccato aver perso la finale di Coppa Italia contro l’Itria al termine di una vera battaglia, ma da quella sconfitta paradossalmente siamo usciti più maturi e consapevoli che avremmo potuto trionfare nel nostro girone».
L’esordio in Serie A2 è stato piuttosto positivo, con la squadra allenata da Osimani che ha conquistato una vittoria, contro il Mantova, e due pareggi in altrettante trasferte contro Italpol e Lazio. Vi aspettavate un inizio di questo tipo? «In estate abbiamo lavorato bene e la società ha puntellato l’organico andando ad aggiungere due pedine di rilievo come l’argentino Pires e l’uruguaiano Sosa, che già nelle prime giornate ci hanno dato un grosso contributo. Non dobbiamo smettere di allenarci con serietà e pensare gara dopo gara, però è innegabile che le prime giornate siano state incoraggianti».
Rispetto alla scorsa stagione, in questo inizio di campionato Osimani ha schierato Badahi anche come pivot in alcuni frangenti. È stata una scelta inaspettata per te? «Ho sempre giocato laterale ma nelle necessità mi piace anche far salire la squadra. La mia caratteristica principale rimane il dribbling nell’uno contro uno, però se il mister ha bisogno non ho problemi ad adattarmi in quel ruolo del campo».
Facciamo un attimo un passo indietro. Quando è nata la tua passione per il calcio a cinque? «Fin da bambino ogni momento libero lo passavo con un pallone nei piedi giocando con i miei amici. All’epoca amavo tantissimo Ronaldinho, cercavo sempre di imitarlo e il mio sogno era diventare come il fantastico giocatore del Barcellona. Nel 2012, a sedici anni, giocavo con il Valbidente a calcio a 11. A metà stagione però la società decise di ritirare il settore giovanile e quindi mi trovai senza squadra e pensai di provare con il calcio a 5. Fui tesserato dal Santa Sofia e iniziai a innamorarmi di questo sport scoprendo doti nascoste in me. Avevo tanta voglia di crescere, infatti poco dopo fui convocato da mister Carobbi per un provino in rappresentativa. Ho giocato per cinque anni in rappresentativa fino a quando lo stesso mister mi portò con sé allo Young Line calcio a 5, dove giocai in serie C1 per due anni. Successivamente decisi di seguire Carobbi all’Imolese, in cui giocai altri due anni».
Dopo quell’esperienza, la chiamata della Futsal Cesena, per la quale sei diventato uno dei giocatori maggiormente rappresentativi nel giro di appena tre anni: «Questa è la mia terza stagione ma penso che tutti i giocatori all’interno della rosa siano fondamentali. Lo scorso anno non abbiamo vinto con le individualità ma siamo riusciti a cementare fin da subito un gruppo fantastico che anche nelle difficoltà non si è mai tirato indietro. Come dicevo prima, la sconfitta in finale di Coppa Italia avrebbe potuto avere ripercussioni molto pericolose nell’ultimo mese di campionato, ma al contrario da quel momento abbiamo acquistato ancora maggior consapevolezza».
Cosa ti aspetti da questo campionato? Quali sono gli obiettivi a cui può puntare la Futsal Cesena? «Parlare di obiettivi adesso è abbastanza complicato. Come insegna mister Osimani, dovremo essere noi a costruirci un obiettivo sulla base dei risultati che otterremo. Le prime tre giornate hanno detto che la squadra può giocarsela a viso aperto con tutte le avversarie, sebbene esperte e di categoria. Ovviamente per una neo promossa la salvezza rappresenta l’obiettivo principale, ma la speranza è sempre quella di poter guardare in alto».

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